Annasilvia Scumace
Libera Professionista
Sono appassionata al Territorio, alla sua storia e al suo sviluppo negli anni.
In modo particolare alla Calabria Ulteriore, conosciuta come Marchesato.
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Prima di iniziare a descrivere le mie stranezze e divagazioni sul viaggio mentale, vorrei raccontarvi una storia, forse leggendaria, che narra Gualtiero Harrison nella sua opera " Scorribande Antropologiche". Visse un tempo un cavaliere viaggiatore che si trovava ad attraversare il confine tra Svizzera, Austria e Germania, proprio in prossimità del grande lago di Costanza. Il cavaliere, impavido, cavalcava velocemente, al freddo e con un visus limitato a causa della notte e delle intemperie. Quando, da lontano, scorse la luce fioca di una lanterna. Si affrettò a raggiungerla, sentiva l'esigenza di fermarsi e chiedere ospitalità. Man mano che si avvicinava, riuscí a distinguere, una piccola osteria in mezzo al nulla. Giungendo a destinazione, legò il cavallo alle stalle ed entró. L'oste interdetto gli chiese chi fosse e da dove venisse. Il Cavaliere si presentò e gli indicò il sud- est. < Signore, gli rispose l'oste, avete appena attraversato il lago di Costanza a cavallo per quant' è la lunghezza> ( circa 63 km). Ma il valoroso cavaliere, resosi conto della sua impresa e del pericolo corso, morí lì a terra, stecchito.
Harrison parlava di una sua tesi antropologica secondo cui Territorio e Spazio Culturale si distinguerebbero in noi, relativamente alla provenienza o all'appartenenza a determinati gruppi o società sparse nel mondo. Non è lo spazio fisico che dobbiamo percorrere, ormai non serve più, tranne in casi estremi, in cui il nostro corpo o mente debbano trovarsi in loco, bensì, è necessario percorrere, lo spazio culturale, anche qui, con estrema cautela. Potremmo, anche così, paventare pericoli e vivere avventure, proprio come il Cavaliere di Costanza.
'A pignata alu focu
La pignata è un simbolo, vivo più che mai, del nostro Territorio. Accompagnare il legume con foglie di "lauru"(alloro) o con l'accia (il sedano) e condividerlo con la famiglia o con l'intera comunità "a lu cunvittu e San Giuseppe", al convitto di San Giuseppe, dove una pentolaccia di pasta e ceci, avrebbe sfamato centinaia di persone, queste furono le usanze sante.
Ad oggi, chi ha il camino e l'usanza, perpetra il rito, cuocendo ceci, fagioli, lenticchie ed ogni genere di legume. Poi versa il convitto nelle scodelle di coccio o nei piatti, i Kantarós, gustando la ricetta più antica del mondo.