Le Grain – Una piccolissima Cantina in Valle d’Aosta

L’Azienda Vitivinicola Le Grain di Claudio Berthod e della sua famiglia, da generazioni legati alla terra e ai vigneti della Valle d’Aosta

C’è una piccolissima regione dell’Italia del nord che vanta paesaggi vitivinicoli mozzafiato, ma della quale si parla sempre troppo poco: la Valle d’Aosta.
Per quanto piccola essa sia e per quanto le realtà presenti siano in numero contenuto e ci sia una forte e importante presenza di cantine sociali, c’è sempre qualcosa di raro e di interessante da scoprire e da approfondire in questa regione dal fascino inconfutabile.
Una delle mie più
recenti scoperte è stata l’azienda vitivinicola Le Grain, nata nel
2006 grazie alla voglia di una intera famiglia di riprendere a far
penetrare in quei terreni le proprie radici di viticoltori. Terreni
nei quali sin dal 1965 fittonavano le radici delle viti impiantate
dallo zio di Claudio Berthod, oggi titolare dell’Azienda Le Grain,
coadiuvato dalla sua famiglia.

Negli anni l’espansione
dell’azienda passa da 1600 mq a 10000 mq di vigneti impiantati, su terreni impervi, ma ponderatamente gestibili.
Oggi, i vitigni coltivati
sono tutti autoctoni (Petit Rouge, Cornalin, Fumin e Petite Arvine)
dai quali vengono prodotte 4 tipologie di vino DOC: Petit Rouge,
Torrette, Rosè e Petite Arvine per un totale di “ben” 8000
bottiglie annue. Numeri che in altre regioni farebbero pensare ad un
“gioco”, ma per la famiglia Berthod fare vino è tutt’altro che
un hobby! La passione e la voglia di riprendere contatto con le
proprie origini e la necessità di produrre vini specchio di
un’identità pura, ancor poco conosciuta e declinata, come quella di
queste terre, hanno spinto tutti i familiari a credere in questo
piccolo grande progetto di vino e di vita.
In un contesto tanto
difficile quanto suggestivo come quello di Sait-Pierre la strada
migliore è sempre quella della consapevolezza e del rispetto, che
spinge Claudio e la sua famiglia ad ascoltare le proprie vigne, senza
cercare di snaturare quella che è la loro naturale vocazione a
produrre vini dall’identità montana, “freddi” ma al contempo
luminosi e in grado di riscaldare l’animo con garbo e armonia.

vigneti eroici valle d'aosta

I
vini che ho avuto modo di assaggiare non sono un punto d’arrivo,
bensì uno step importante sul quale basare un’ulteriore slancio
verso il futuro di questa piccola realtà che è conscia delle
potenzialità delle proprie vigne, ma sa anche quanto sia facile
strafare.

In un mondo enoico in cui
si è sempre più d’accordo sulla possibilità di poter una matrice
elegante in vini slanciati, longilinei, snelli ma non necessariamente
esili, capaci di trasformare dinamica e schiettezza in armonica
finezza.

Sono vini che invitano
alla convivialità, alla condivisione di momenti intrisi di
semplicità e familiarità e per questo sono lieto di parlarvene:
vino le grain
Rosé Valle d’Aosta Doc
2016 – Le Grain:
un vino che strizza l’occhio ai rosati d’Oltralpe,
mantenendo forte l’identità montana nel suo nerbo e nello slancio
della beva. Eppure, è proprio nell’armonico contrasto fra la sua
identità territoriale e la capacità di evocare atmosfere estive che
questo rosé riesce a trovare una sua definita personalità. Quando
la montagna profuma d’estate e indossa un tramonto del colore di
questo vino c’è poco da pensare… ci si lascia andare alla beva più spontanea e inerziale.

Petit Rouge Valle d’Aosta
Doc 2016 – Le Grain:
in questa interpretazione del vitigno più
coltivato in Valle d’Aosta si percepisce la franchezza dell’approccio
in vigna e in cantina di questa cantina e di questa famiglia, che
vuole che sia il calice a parlare della propria terra, senza se e
senza ma.
Una freschezza di frutto
maturo che solo in queste zone si può ottenere mantenendo questi
equilibri fra acidità e morbidezza, in un sorso secco ma al contempo
vellutato, reso meno scontato da una buona grana tannica. Altro vino
da tutti i giorni, che diverte nella sua sincerità.

Torrette Valle d’Aosta
Doc 2016 – Le Grain:
è sicuramente il vino più interessante e
complesso di quelli assaggiati, ma anche in questo caso non si tratta
di una complessità volta ad alludere a qualcosa di improprio, di
lontano dalla spontaneità di queste terre. Se i primi due vini erano
i calici della condivisione veloce tra amici, questo Torrette è il
rosso delle cene in famiglia, il calice del focolare. Non disdegnerei
di riassaggiarlo fra uno o due anni sicuro che possa stupire con una
lieve ulteriore evoluzione in vetro.
torrette vino
Sono anni che viaggio alla ricerca di realtà che sappiano colpirmi con la propria personalità, a prescindere dai numeri e dalle proprie velleità enoiche, ma se continuo a scrivere di vino è anche e soprattutto perché amo imbattermi in persone umili e sincere, legate alla propria terra in maniera viscerale, proprio come questa famiglia.
In questo elogio della semplicità ho trovato molto più che in bottiglie cariche di tanta sovrastruttura ma povere di anima.

F.S.R.
#WineIsSharing

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