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Terra d'origine

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"Nessuno ha deciso di farci esistere: noi siamo il frutto di un’esplosione". Le parole di Anna, protagonista di uno dei racconti di questa raccolta, sono paradigma dello stato di dubbio, disperazione, perdita d’identità che caratterizza la Russia di oggi. Dopo La vita degli insetti di Viktor Pelevin, minimum fax prosegue la sua ricerca sulla giovane narrativa post-sovietica. Sette racconti in una narrazione surreale dal ritmo perfetto, ambientati in una Russia lontana dalle grandi città dove, spesso sullo sfondo della desolazione del dopoguerra, i personaggi cercano risposte ai grandi quesiti della vita ma sono assillati da fantasmi immaginari.
Un libro unico (e l’unico libro) di uno scrittore anomalo, caso letterario non solo in Russia, ma in Inghilterra (Granta), Francia (Gallimard) e Germania, dove è stato tradotto con successo.

Ecco cosa scrive di lui Viktor Pelevin:
«Terra d’origine è un autentico miracolo, non è diverso da Tunguska, una palla di fuoco venuta a sconvolgere la calma apparente del continente russo. Uno di quei rarissimi libri che, grazie a un linguaggio di inaudita potenza, riescono da soli a riassumere gli ultimi tre secoli di un intero Paese. Negli otto racconti di Bakin c’è proprio tutto quello che ha reso grande la Russia: esaltandola, umiliandola, precipitandola nei baratri più inimmaginabili, gettando i semi per una sempre possibile e sempre procastinata resurrezione. C’è lo splendore delle icone bizantine, la terra e il fango dei villaggi rurali, il grigio sferragliare dei blindati sovietici, il silenzio metafisico delle tratte ferroviarie. Ci sono pittori consumati dalla febbre della creazione artistica, padri di famiglia accecati da una sconfinata sete tirannica, soldati impegnati in missioni suicide, donne capaci di rovinare interi battaglioni con una semplice emissione di voce. Ma non è tutto. Questo prodigio è frutto di uno scrittore poco più che trentenne, sbucato fuori non si sa bene come dall’inferno moscovita degli ultimi anni il quale, per quanto almeno ne so io, trascorre le giornate guidando per sedici ore di fila un camion rubato all’esercito lungo le strade che costeggiano la Transiberiana».

157 pages, Paperback

First published January 1, 2002

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About the author

Dmitry Bakin

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Dmitry Bakin is a Russian writer.

Дми́трий Генна́диевич Ба́кин (наст. фамилия Бочаро́в; 13 января 1964, Чистяково — 7 апреля 2015, Москва) — российский писатель. Сын журналиста и публициста Геннадия Бочарова.

Русский писатель, уроженец Донецка, лауреат премии Антибукер (1996), интересен не только (а, может быть, даже не столько) своей остраняюще-экзистенциальной прозой, но и совершенно уникальным по нынешним временам способом профессионального «бытования», заключающемся в крайней самоизоляции от растленной писательской тусовки, ее диктата и нравов. До последнего времени работал шофером, уделяя литературе часы досуга, при этом - вопреки распространному мнению о невозможности для сочинителя работать вне «цеха» - достиг впечатляющего профессионализма и, кажется, намерен продолжать свою писательскую робинзонаду, подсказанную инстинктом духовного и творческого самосохранения. В отличие от Сорокина, Пелевина и прочего постмодерна примыкает к традиции оттесненного на обочину, драматически старорежимного «почвенничества», если почва, пропитанная нитратами, промышленными стоками и продуктами распада монументальных иллюзий, может сохранять свойства почвы. Живет в Москве.

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