STHITI NIRODHA – Dimoriamo nella sospensione!

L’Essere danzante è sospeso tra la terra e l’etere nutrito dall’immensità del processo di creazione, di trasformazione e di rinascita dopo la morte.

L’Essere itinerante è sospeso tra la pienezza e il vuoto, il vuoto e la pienezza.

L’Essere riflessivo è sospeso nella riconciliazione degli opposti.

L’Essere in sintonia con l’affetto materno rimane sospeso nel grembo dell’Anima Mundi.

Il suo sguardo nutrito dalla speranza è sospeso tra l’infinito oceano e l’empireo ciel. L’Essere spirituale è sospeso nella celebrazione del pranava Om!

 

Il mese di Marzo e quelli successivi del 2020 resteranno impressi nella nostra memoria, nelle nostre riflessioni e nei nostri sogni. L’intera umanità ha dovuto fronteggiare un evento inimmaginabile e totalmente imprevedibile con un forte impatto traumatico e al tempo stesso trasformativo sui nostri vissuti consci e inconsci.
L’arte di apprendere in tali momenti interstiziali dell’esistenza è quanto mai preziosa; forse uno dei doni incommensurabili attribuitici nell’epoca del Covid-19.
Stiamo vivendo uno stato di Sospensione e di simil-rarefazione.
Molti impegni quotidiani che rientravano all’interno di un’agenda meccanicistica sono venuti meno pur non essendo terminata l’attività lavorativa che con creatività stiamo re-inventando e/o ridimensionando, mettendo in atto un incredibile spirito di adattamento. Ci siamo dovuti impegnare a gestire l’imprevisto, improvvisandoci esperti di tecnologie informatiche a distanza e/o diventando conoscitori dei poteri di connessione della fibra vis a vis l’ADSL, piuttosto che del direct streaming, e/o rispettando le distanze di scurezza negli spazi pubblici.
La praxis e l’evoluzione hanno continuato a permeare le nostre vite, donando loro un attributo di dinamicità; al tempo stesso un substrato fermo e statico le ha caratterizzate. Quel substrato di auto-riflessione e di introspezione che induce ad auto-osservarsi e ad interrogarsi in merito alle proprie scelte, invitando ogni individuo a dialogare con una propria ricerca interiore la quale può espandersi in una vera e propria vocatio spirituale.
Ed ecco riapparire il termine Sospensione il quale ha donato il titolo alla newsletter. Esso trae la propria ispirazione dal termine sanscrito Nirodha, che appare in alcuni versi degli Yoga Sutra di Patanjali (I.2, I.12, I.51, III.9).
In particolare Patanjali ci insegna come lo Yoga conduce all’armonizzazione e alla sospensione delle fluttuazioni mentali (Chitta Vrtti Nirodha, I.2). La radice verbale vrt significa ruotare, procedere, muoversi ed evidenzia l’aspetto della mente perennemente attiva, causale e divagante. Grazie alla concentrazione, l’aspetto sattvico si manifesta attribuendo alla mente la facoltà discriminativa ovvero la capacità di distinguere Purusa, l’anima pura ed eterna, da Prakrti, la matrice materiale primordiale dell’universo fisico.
Patanjali identifica due strumenti essenziali per attuare il controllo delle turbolenze mentali: Abhyasa, ovvero la pratica costante e Vairagya, ovvero il distacco (Abhyasa Vairagyabhyam Tan-Nirodha, 1.12). Krishna, nel capitolo VI, verso 35 della Bhagavad Gita ammonisce Arjuna “La mente è indubbiamente volubile e difficile da domare o Arjuna, ma può essere controllata con Abhyasa e Vairagya”.
Pensiamo seriamente alla opportunità di trasformare lo stato di Sospensione che stiamo vivendo, ad uno spazio sacro in cui possiamo dedicare dei brevi ma significativi frammenti di tempo alla concentrazione propedeutica per delle vere e proprie fasi meditative. In tal modo seguendo i suggerimenti patanjaliani, possiamo renderci protagonisti di un processo di arresto di rimuginii, di pensieri ossessivi e/o tossici che possono opprimerci e renderci sempre più vulnerabili a malattie fisiche, mentali e dello spirito.
E’ sufficiente soffermarsi, fermarsi, sedersi, chiudere gli occhi, portare l’attenzione alla respirazione, sentire i battiti del proprio cuore, immaginarsi alla stregua di frammenti di una luce cosmica infinita.
Il Nirodha torna ad accompagnarci in prossimità della fine del percorso yogico, nel quale si manifesta il Nirbija Samadhi (I.51), ovvero la immersione meditativa senza seme, totalmente avulsa da ogni funzione mentale e razionale.
Grazie alla soppressione degli ultimi samskara, i Nirodha Samskara, ogni pensiero è latente; l’uomo si ricongiunge con Dio e l’immersione non mediata del Purusa nella sua natura eterna ed essenziale è raggiunta.

Dimoriamo in Nirodha e immergiamoci nella Concentrazione e nella Meditazione! Riscopriremo con fervore e audacia la nostra spiritualità!

Hari Om Tat Sat
Gaia

My Agile Privacy
This website uses technical and profiling cookies. Clicking on "Accept" authorises all profiling cookies. Clicking on "Refuse" or the X will refuse all profiling cookies. By clicking on "Customise" you can select which profiling cookies to activate.
Warning: some page functionalities could not work due to your privacy choices

SIGN UP TO OUR NEWSLETTER

Receive updates about our events and lessons
Start being part of our community

SIGN UP TO OUR NEWSLETTER

Receive updates about our events and lessons
Start being part of our community

error: