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Denis Pennella Orthopaedic Physical Therapist

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Dott. Denis PENNELLA PT BSc, OMPT+39 320 0489973 Orthopaedic Manipulative Physical Therapist (OMPT). Docente a contratto Master in TMAF Università di Roma - Tor Vergata. Direttivo Nazionale GTM
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Alberto, un nuovo indirizzo email è stato aggiunto al tuo account

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Rag. Andrea Raffaele - Contatto Studio Cottone&Partners

Rag. Andrea Raffaele - Contatto Studio Cottone&Partners Problemi di visualizzazione? Prova a visualizzare l'e-mail nel tuo browser. ( http://commercialistadiroma.com/?email_id=72&user_id=67100&urlpassed=W3ZpZXdfaW5fYnJvd3Nlcl9saW5rXQ%3D%3D&controller=stats&action=analyse&wysija-page=1&wysijap=subscriptions-29 ) Salve, Sono Andrea Raffaele il founder del giornale web CommercialistaDiRoma.com In qualità di Studio Professionale ci occupiamo della Consulenza e Assistenza tributaria, fiscale, amministrativa e Societaria di PMI e professionisti. Mi è sembrato doveroso scriverVi per proporVi di valutare i Ns migliori servizi sul mondo che gira intorno alla nostra professione. Non a caso i mesi di Giugno e Luglio 2016 dopo le innumerevoli scadenze fiscali, sono mesi in cui stiamo proponendo in offerta conoscitiva, oltre alla nostra esperienza 30ennale, i nostri servizi “a minor prezzo” a tutti i nostri nuovi clienti. Visita il Ns portale per saperne di più CommercialistaDiRoma.com ( http://commercialistadiroma.com/?email_id=72&user_id=67100&urlpassed=aHR0cDovL2NvbW1lcmNpYWxpc3RhZGlyb21hLmNvbS8%3D&controller=stats&action=analyse&wysija-page=1&wysijap=subscriptions-29 ) I servizi che proponiamo chiaramente sono molto vasti, ma per farVi un'idea, ne elenco qualcuno di seguito: CONSULENZA • AMMINISTRATIVA • FISCALE • LEGALE • SOCIETARIA • TRUST • TRIBUTARIA TENUTA DELLA CONTABILITA’ DA 35,00 €/MESE CTU E CTP C/O IL TRIBUNALE DI ROMA COME PERITI ABILITATI (PERIZIE A PARTIRE DA 400,00 €) DIFESA DEI CONSUMATORI - SEDE REGIONALE TRIBUNALE DEL CONSUMATORE FINANZIAMENTI AGEVOLATI CON BANCHE ED ENTI PUBBLICI E PRIVATI INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE PER MALTA INGHILTERRA ECC. REVISIONE LEGALE DEI CONTI ANATOCISMO BANCARIO ED ESATTORIALE CON PRIMA ANALISI GRATUITA RICORSI TRIBUTARI (AGENZIA ENTRATE EQUITALIA INPS ECC) PRIMA ANALISI GRATUITA E TANTO ALTRO TOTALMENTE DI ALTA QUALITA' PROFESSIONALE PERCHE' NON SIAMO TUTTOLOGI MA SETTORIALIZZATI NEL MESTIERE! Per intraprendere una fase conoscitiva, gradirei si potesse organizzare un incontro, anche per fare una chiacchierata, così da iniziare una proficua collaborazione in quei campi che chiaramente ritenete opportuni. Ci si può mettere d’accordo su tutto, basta volerlo! I miei recapiti sono in firma, consenti la visualizzazione dell'immagine sottostante per visualizzarli. AugurandoVi buon lavoro, sicuro di sentirVi presto per fissare un appuntamento, porgo i nostri Cordiali Saluti Ps. Per info, s'è possibile, preferisco il contatto telefonico al numero +39 340 5504813 oppure tramite email premendo rispondi alla presente Cancella iscrizione ( http://commercialistadiroma.com/?email_id=72&user_id=67100&urlpassed=W3Vuc3Vic2NyaWJlX2xpbmtd&controller=stats&hash=6839f4a68e37bb10cab7d793545b6ec4&action=analyse&wysija-page=1&wysijap=subscriptions-29 ) - Gestisci la tua iscrizione ( http://commercialistadiroma.com/?email_id=72&user_id=67100&urlpassed=W3N1YnNjcmlwdGlvbnNfbGlua10%3D&controller=stats&hash=0a918b8ab4df86689b15d364027b112d&action=analyse&wysija-page=1&wysijap=subscriptions-29 ) CommercialistaDiRoma © 2016 COMMERCIALISTA DI ROMA. ALL RIGHTS RESERVED.

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L’invito di Denis Pennella è in attesa di una tua risposta

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L’invito di Denis Pennella è in attesa di una tua risposta

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Physical Therapist o Fisioterapista?!

Il mio “secondo” post (dopo 4 anni dal primo!) per presentarmi…

Sono Denis… e adoro questo lavoro!

Sono un fisioterapista manipolativo ortopedico (cert. intern. Orthopaedic Manipulative Therapist, riconosciuta da WHO - Organizzazione Mondiale della Sanità, WCPT - World Confederation for Physical Therapy  e IFOMPT International Federation of Orthopaedic Manipulative Physical Therapists.

Attualmente lavoro a Bari e Taranto nei miei Studi Privati Manual Therapy Lab, insieme a colleghi estremamente preparati, dai quali imparo ogni giorno.

Insegno nel Master di Iliv. in Terapia manuale applicata alla Fisioterapia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Roma Tor Vergata.

Faccio parte del comitato redazionale della rivista ufficiale Fisioterapisti di Puglia - la Nostra Voce

e sono socio fondatore dell’Associazione Culturale Manual Therapy Lab, che si occupa di ricerca e solidarietà in campo medico riabilitativo.

Mi potete contattare via mail a denispennella@gmail.com

o telefonicamente al +39 320 04 89 9

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Nonspecific Low Back Pain (LBP) Can Occult a Serious Pathology: Case Report of Multiple Sclerosis (MS) in a Young Patient

Maselli Filippo1, Pennella Denis2, Cataldi Fabio3, Albertoni Bruno Davide4, Ciuro Aldo5

1Lecturer of Genova University, DINOGMI Department, Italy, 2Lecturer of Roma Tor Vergata University, Italy, 3Assistant Lecturer of Roma Tor Vergata University, Italy, 4Lecturer of Genova University, DINOGMI Department, Italy, 5Lecturer of Genova University, DINOGMI Department, Italy

ABSTRACT

Low Back Pain (LBP) is one of the main causes of disability in the whole world. In most cases, its presentation is considered benign and usually managed quite easily. However, in a low percentage of cases LBP is secondary to a serious pathology. Patients with Multiple Sclerosis (MS), for instance, are often a ected also by LBP, and LBP could also be an initial symptom of MS. Moreover, patients with MS can present with a w ide range of clinical symptoms, as the Restless Legs Syndrome – RLS. In these speci c cases, the ability to recognize a serious pathology is a key component of the physical therapist practice. Both conditions, nonspeci c LBP and RLS, have been found in a patient that was referred with diagnosis of bilateral sciatica.

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La prevenzione primaria delle patologie del piede nel paziente affetto da diabete: il ruolo del fisioterapista e del tecnico ortopedico. Uno sguardo alla letteratura e riflessioni personali.

dott. (FT) Denis PENNELLA; dott (FT) Filippo MASELLI; dott. (TO) Giuseppe TOMBOLINI. Attualmente si pone sempre maggior attenzione alla prevenzione primaria nel campo della medicina e di tutte quelle patologie di cui conosciamo molto, forse però non tutto e non abbastanza, ma contro le quali sicuramente si può fare PREVENZIONE PRIMARIA; cioè agire in assenza di sintomi, concentrandosi sulle cause del fenomeno da prevenire, non sugli effetti e non sulle recidive. Un esempio eclatante è il diabete con una sua peculiarità devastante per il paziente, costosissima per il SSN: l'ULCERA DELLA PIANTA DEL PIEDE. Sappiamo tutti cosa è il diabete, cosa è una neuropatia diabetica, quali sofferenze il paziente deve sopportare, quanto difficile ne sia la gestione, quale ruolo fondamentale gioca il team (medico, fisioterapista, infermiere, tecnico ortopedico...). Ebbene una riflessione potrebbe essere fatta: siamo tutti consapevoli che un piede diabetico possa essere EVITATO? Siamo tutti consapevoli che possiamo fare PREVENZIONE PRIMARIA per il piede diabetico? Come sempre quello che ci deve guidare è la letteratura scientifica, che ci conforta nelle decisioni cliniche: sebbene i lavori riguardanti la prevenzione primaria in senso stretto siano ben pochi, possiamo trarre comunque riflessioni importantissime sulla base delle attuali evidenze. Ecco quindi cosa possiamo dire sul piede diabetico... - Le ferite neuropatiche  del piede diabetico sulla faccia plantare si verificano a causa di una combinazione di pressione focale e stress ripetitivo in un dato sito1. - La mitigazione di una di queste variabili (pressione o stress ripetitivo) possono ridurre il rischio di ulcerazione2. - Le sollecitazioni meccaniche che si verificano ad angolo retto rispetto ai tessuti sono definite di "stress verticale" e tendono a danneggiare tali tessuti.  Lo stress che viene impartito parallelamente alla faccia plantare del piede viene chiamato invece "shear force" (forza di taglio). Questa forza agente sui tessuti molli è ugualmente dannosa. Stress di compressione e taglio in tandem sono alla base della patogenesi di una ferita del piede diabetico3. - In esperimenti su modelli sia non umani che umani, Brand et al1. hanno dimostrato che l'area di massimo danno sui tessuti molli si evidenzia sul bordo, non al centro, della applicazione di pressione. Questo danno tissutale, secondario alle ripetitive forze  verticali e di taglio, è ampiamente conosciuto come "effetto bordo" (edge effect). - Il principio centrale per guarire ogni ferita è una ridistribuzione della pressione ed un debridement adeguato. L'azione di scarico è meglio realizzata attraverso la diffusione di forza su una vasta area di contatto4. L'applicazione di una suola rigida rocker può limitare la dorsi-flessione delle articolazioni metatarso-falangee durante la fase propulsiva del cammino. Insieme ad una maggior distribuzione delle pressioni sulle teste a fronte di una diminuzione del tempo di pressione. Questa soluzione studiata nella guarigione delle ferite plantari può essere applicata, a nostro avviso, anche in prevenzione primaria. Tuttavia, la produzione della suola rigida rocker ed altre modificazioni specifiche richiedono una notevole quantità di tempo e di esperienza da parte del professionista sanitario.  - Dispositivi ortopedici terapeutici (scarpe e suolette) sono prescritti per molti pazienti nel tentativo di contribuire alla riduzione delle pressioni. Tuttavia, spesso questi dispositivi non si sono dimostrati efficaci in questo ruolo. Studi di laboratorio sul cammino suggeriscono che le scarpe terapeutiche possono determinare fino al 900% dell'aumento di pressione nelle aree anteriori del piede, SE PROGETTATI E REALIZZATI "non bene"!5. Pertanto è fondamentale affidarsi a professionisti specializzati nella progettazione e fattura di ortesi (TECNICI ORTOPEDICI) e specializzati nella comprensione, valutazione e trattamento delle disfunzioni degli arti inferiori (FISIOTERAPISTI). La Prevenzione Primaria inoltre è anche in pazienti già affetti da lesioni ulcerative di natura diabetica ad un piede.  I dispositivi di cura delle lesioni possono mettere l'arto controlaterale a rischio di ulcerazione per l'aumento della pressione proprio al lato sano6.  La scelta dei dispositivi da utilizzare deve tener conto anche di questo. Inoltre, anche gli studi più ottimistici sull'utilizzo di scarpe come principale meccanismo di scaricamento suggeriscono che la metà delle ferite superficiali diabetiche (University of Texas grado 1A) guarisce in 12 settimane. Si può, quindi, postulare che il reale valore delle scarpe terapeutiche e delle solette è nella PREVENZIONE di ulcere, non nel trattamento delle ulcere attive7. Ogni professionista della sanità dovrebbe sempre eseguire un rapido esame dei piedi in pazienti affetti da diabete, per prevenire le complicanze gravi. L'esame dovrebbe concentrarsi su: - circolazione - funzione del nervo - problemi muscolo-scheletrici - pelle Tutti i pazienti dovrebbero essere sollecitati a portare un sostegno, scarpe comode, lavare, idratare ed esaminare i loro piedi ogni giorno. Eventualmente a recarsi dal fisioterapista per una valutazione specifica dei pattern biomeccanici. Le scarpe dovrebbero tener conto delle eventuali deformità del piede e quelle su misura dovrebbero essere realizzate con grande accuratezza per accomodare al meglio le deformità del piede del paziente, compresi i frequenti duroni. Inoltre la scelta del tipo di scarpa, la previsione di eventuali modificazioni del piede e della sua funzione dovrebbe essere valutata e discussa dal fisioterapista esperto affinché il paziente sia messo in condizione di poter svolgere una vita senza alcuna limitazione. Parliamo di prevenzione primaria, quindi di pazienti spesso giovani e attivi non affetti da alcuna ulcera e che dovrebbero condurre una vita quanto più partecipata possibile. Le considerazioni fatte sulla base degli studi ricercati su Cochrane Library ci dicono tanto, ma non ancora abbastanza sulla effettiva utilità e importanza della prevenzione primaria, andando oltre a quello che possiamo chiamare buon senso e ragionamento, verso la considerazione di evidenza scientifica. In conclusione pochi studi sono attualmente disponibili al riguardo della prevenzione primaria e ne occorrerebbero sempre maggiori che tengano conto di:  - Soddisfazione del paziente - Costi - Complicazioni  Bibliografia Brand PW. The diabetic foot. In: Ellenberg M, Rifkin H, eds. Diabetes mellitus, theory and practice. 3d ed. New York: Medical Examination Publishing, 1983:803 Armstrong DG, Peters EJG, Athanasiou KA, Lavery LA. Is there a critical level of plantar foot pressure to identify patients at risk for neuropathic foot ulceration? J Foot Ankle Surg 1998; 37:303–7. Armstrong DG, Athanasiou KA. The edge effect: how and why wounds grow in size and depth. Clin Podiatr Med Surg 1998; 15:105–8. Armstrong DG, Nguyen HC, Lavery LA, van Schie CH, Boulton AJM, Harkless LB. Offloading the diabetic foot wound: a randomized clinical trial. Diabetes Care 2001; 24:1019–22. Lavery LA, Vela SA, Lavery DC, Quebedeaux TL. Reducing dynamic foot pressures in high-risk diabetic subjects with foot ulcerations: a comparison of treatments. Diabetes Care 1996; 19:818–21. Armstrong DG, Liswood PL, Todd WF. The contralateral limb during total contact casting: a dynamic pressure and thermometric analysis. J Am Podiatr Med Assoc 1995; 85:733–7 Gentzkow GD, Iwasaki SD, Hershon KS. Use of Dermagraft, a cultured human dermis, to treat diabetic foot ulcers. Diabetes Care 1996; 19: 350–4

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IX CONFERENZA SCIENTIFICA INTERNAZIONALE SOSORT 2012 ... Un gruppo di soci AIFI autori di un lavoro...

Conclusasi con successo la IX Conferenza Scientifica Internazionale SOSORT (International Society on Scoliosis Orthopaedic and Rehabilitation Treatment) , kermesse scientifica organizzata da Isico. Tanti gli specialisti che si sono riuniti per un'intera settimana, a Milano, in occasione della Conferenza che ha ospito al suo interno anche l'VIII congresso "R&R". Oltre 400 persone, provenienti da 31 nazioni diverse, hanno parlato di trattamento riabilitativo delle patologie della colonna, facendo il punto sullo stato dell'arte e confrontandosi durante i dibattiti e le lezioni magistrali. "Un vero successo - a detta del prof. Stefano Negrini, direttore scientifico di Isico e presidente, in qualità di paese ospitante, della conferenza internazionale - il livello scientifico riscontrato è stato notevole, le due società scientifiche, quella conservativa e quella ortopedica (SOSORT e SRS - Scoliosis Research Society), si sono confrontate sul trattamento della scoliosi, ritrovando diversi punti in comune. Inoltre possiamo affermare, non con poco orgoglio, che Sosort, la nostra società internazionale, è cresciuta diventando una realtà forte, che ha saputo superare le singole differenze, andando al di là delle piccole roccaforti nazionali, dei nomi dati ai singoli trattamenti da parte di singoli colleghi, verso un modo unico di concepire la cura e l'attenzione verso il paziente. Oggi siamo simili a un ponte, che si spinge verso l'esterno, e ha come interesse primo e più importante il paziente". Al congresso sono stati presentati numerosi studi di ricercatori, medici e fisioterapsiti, di tutto il mondo. Tra questi presente anche un gruppo di fisioterapisti, soci AIFI, che hanno ben rappresentato la regione Puglia e la regione Basilicata in un evento di portata internazionale. La ricerca autonoma, effettuata senza patrocini fisioterapica riguardato l'utilizzo sperimentale di uno strumento, il biofeedback pressorio, nel trattamento conservativo della scokiosi sia in corsetto che libero, strumento già molto conosciuto ed utilizzato nel trattamento della Lombalgia. Riportiamo in rivista l'abstract del poster che è stato presentato dai colleghi. EFFECTIVENESS OF PRESSURE BIOFEEDBACK / PBU IN THE PROCESS OF LEARNING OF SELF-CORRECTION IN PATIENTS WITH SCOLIOSIS: A PILOT STUDY EFFICACIA DEL BIOFEEDBACK PRESSORIO/PBU NEI PROCESSI DI APPRENDIMENTO DELLA AUOTOCORREZIONE IN PAZIENTI CON SCOLIOSI: UNO STUDIO PILOTA Pennella Denis 1, Maselli Filippo 2, Giovannico Giuseppe 3, Cannone Michele 4, Rhainò Alessandro 5, Ciuro Aldo 6   1 PT, BSc, “San Raffaele - Cittadella della Carità” - "Officina Ortopedica Tombolini", Taranto, Italy 2 PT, BSc, MSc, OMT, Genova University, Italy 3 PT, BSc, OMT, Clinic Tutor Padova University, Italy 4 PT, BSc, MSc, PMP, “OORR” Foggia, Italy 5 PT, BSc, MSc, Sant’Agostino” Noicattaro, Italy 6 PT, BSc, MSc, OMT, Genova University, Italy   Introduzione L'autocorrezione o correzione attiva su tutti i piani nel trattamento della scoliosi, rappresenta oggi uno strumento chiave sia nel trattamento libero che in corsetto(1). La difficoltà primaria che riscontra il paziente è comprendere quali muscoli reclutare e come farlo per ottenere una significativa modificazione dell'assetto del rachide, dal momento che ogni paziente individua una personale strategia quasi mai giusta ed efficacia. Obiettivo dello studio è verificare l’utilità della BPU nel facilitare i processi di apprendimento della Autocorrezione, in pazienti affetti da scoliosi idiopatica adolescenziale, in trattamento libero o con corsetto. Tramite una BPU il paziente può essere facilitato nell’apprendimento di un corretto reclutamento della muscolatura profonda del rachide(2); inoltre il clinico può oggettivare l’andamento del trattamento.   Materiali e Metodi Sono stati reclutati 10 pazienti (5 per il gruppo sperimentale e 5 per il gruppo di controllo) affetti da scoliosi idiopatica adolescenziale trattati per 4 sedute individuali da 40 minuti secondo un approccio basato sull'apprendimento della Autocorrezione della curva scoliotica. Criteri di inclusione: - Scoliosi idiopatica adolescenziale - Intervallo gradi Cobb compreso tra 15° e 30° - Pazienti in trattamento conservativo libero o con corsetto Il gruppo di controllo, età media 12,4 anni, Risser 2,6 e gradi Cobb 14,8°, è stato guidato verso l'apprendimento dell’autocorrezione in modo tradizionale (approccio verbale e mobilizzazione passiva) mentre col gruppo sperimentale, età media 13,2 anni, Risser 3 e gradi Cobb 15,2°, è stato introdotto l'utilizzo del BPU per ottenere la derotazione vertebrale(3). I pazienti sono stati sottoposti ad analisi posturale con Formetric in 1^ seduta (in posizione di riposo) ed in 2^, 3^ e 4^ seduta (in posizione di Autocorrezione), per valutare il timing e la capacità di apprendimento.   Risultati Il gruppo sperimentale ha impiegato mediamente 96 minuti (2,4 sedute) per apprendere l’autocorrezione, a differenza del gruppo di controllo che ha necessitato di 120 minuti (3 sedute).   Conclusioni I risultati di questo studio pilota definiscono l’utilità di approfondire la ricerca in questo campo attraverso un RCT di dimensioni adeguate.   Bibliografia (1) Exercises reduce the progression rate of adolescent idiopathic scoliosis: results of a comprehensive systematic review of the literature. Disabil Rheabil 2008, 30(10):772-85. (2) Franca FR, Burke TN, Hanada ES, Marques AP: Segmental stabilization and muscular strengthening in chronic low back pain - a comparative study. Clinics 2010;65(10):1013-1017 (3) The pathogenesis of idiopathic scoliosis. Biplanar spinal asymmetry. 1984 jan;66(1):8-15. Dobbiamo sempre gioire quando colleghi, soprattutto conterranei, raggiungono importanti risultati e lo fanno sempre e soltanto per la crescita della nostra professione. Tanto più quando, come in questo congresso, la presenza di studi effettuati da soli fisioterapisti era poco rappresentata se non da gruppi stranieri (USA, Canada, Australia, Giappone...). Medici, fiositerapisti e addetti ai lavori si danno ora appuntamento per il prossimo congresso internazionale Sosort a Chicago, nel 2013, augurando ancora una partecipazione dei cari colleghi lucani e pugliesi!!

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La Mirror Therapy nella riabilitazione dell'arto superiore dopo evento ictale: un Case Report. Pennella D*., Maselli F.**, Cannone M.***, Giovannico G****., Rahino A.*****

La Mirror Therapy nella riabilitazione dell'arto superiore dopo evento ictale: un Case Report. Pennella D*., Maselli F.**, Cannone M.***, Giovannico G****., Rahino A.***** *Dr. Denis Pennella, FT, Master Isico Libero Professionista, Comitato redazionale “il Fisioterapista – AIFI Puglia” **Dr. Filippo Maselli, FT, OMT Dottore Magistrale in Scienze delle Professioni Sanitarie della Riabilitazione; Fisioterapista; Orthopaedic Manipulative Therapist; Membro Direttivo Nazionale GTM: Gruppo Terapia Manuale AIFI; Assistente alla Didattica al Master in Riabilitazione dei Disordini Muscoloscheletrici Università Di Genova; Sovrintendenza Medica Regionale Puglia INAIL ***Dr. Michele Cannone, PMP, PT, BSc, MSc Fondazione Centri di Riabilitazione P.Pio-Onlus ****Giuseppe Giovannico BSc, PT, MSc, OMT. Tutor Master in Terapia Manuale e Riabilitazione Muscoloscheletrica UniPD *****Dr. Ft. Rahino' A. Fisioterapista e Spec. in Sc. Rabilitative -Ist. S.Agostino Noicattaro Tel. +39 320 0489973 Mail to: denispennella@gmail.com INTRODUZIONE L’ictus è la terza causa di morte nel mondo, nonché la prima di disabilità permanente, con un evidente impatto socio-economico per tutti i sistemi sanitari1. In Italia l’ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, causando il 10%-12% di tutti i decessi per anno, e rappresenta la principale causa d’invalidità. L’ictus ischemico rappresenta la forma più frequente di ictus (80% circa), mentre le emorragie intraparenchimali riguardano il 15%-20% e le emorragie subaracnoidee circa il 3%. L’emorragia subaracnoidea colpisce più spesso soggetti di sesso femminile, di età media sui 50 anni circa. A fronte di un abbattimento significativo delle A.D.L. il paziente affetto da ictus residua un interessamento statisticamente più importante della funzionalità dell’arto superiore dell’emilato colpito; il recupero avviene mediamente tra il 5% ed il 52% della funzione premorbosa e con significative differenze tra arti inferiori e arti superiore a favore dei primi. Ad 1 anno dall’evento acuto, un terzo circa dei soggetti sopravvissuti ad un ictus – indipendentemente dal fatto che sia ischemico o emorragico – presenta un grado di disabilità elevato, che li rende totalmente dipendenti. Lo stato dell’arte raggiunto in campo riabilitativo per il recupero della funzionalità dell'arto superiore dopo ictus subisce, proprio in questi anni, una svolta storica a seguito della scoperta (Rizzolatti e coll.) di un sistema neurale cosiddetto “specchio”. Attualmente la letteratura non ha prodotto linee guida ben precise sull’impiego di tale nuova scoperta in campo riabilitativo ma molto sono i casi clinici che hanno beneficiato, in aggiunta alla terapia convenzionale, anche di trattamenti improntati sulla stimolazione del sistema dei neuroni specchio. Scopo di questo articolo è descrivere il caso clinico di una paziente affetta da ictus in fase cronica stabilizzata, trattata con Mirror Therapy. Il trattamento proposto, mediante l'ausilio di uno specchio e di oggetti di uso quotidiano, cerca di stimolare il Sistema Mirror: l’ILLUSIONE OTTICA dello specchio che riflette l’immagine dell’arto sano come se fosse l’arto paretico durante l’esecuzione di gesti quotidiani è la base pratica di questa tecnica; ovvero il paziente ha la sensazione di osservare un movimento “normale” dell’arto paretico. Se è vero che, alla luce dell’esistenza del sistema mirror, l'atto osservato diviene un ATTO POTENZIALE che coinvolge in toto il meccanismo stesso dei neuroni specchio unitamente alla pre-attivazione (per comprendere e anticipare) del sistema motorio primario (il più familiare sistema Piramidale) allora l’ illusione ottica , con Mirror Therapy, permetterebbe di osservare i movimenti fluidi del braccio sano come se fossero appartenenti al braccio paretico, con l’effetto di vicariare l'informazione propriocettiva errata oppure ricostruire l'immagine corticale del braccio, se persa. La ripetizione degli stessi gesti incentiverebbe a questo punto il potenziamento dei nuovi circuiti neuronali impostati secondo i concetti di plasticità neuronale. CASO CLINICO In data 23 febbaraio 2010, si presenta alla nostra attenzione, B.A., donna, 55 anni, affetta da esiti di ictus emorragico intracerebrale (capsula interna di sinistra) avvenuto in data 12 febbraio 2005, ben cinque anni prima la nostra presa in carico. La paziente presenta una emiparesi destra (lesione emisfero sx), con spasticità agli AI. La paziente è in grado di deambulare per diversi metri, senza aiuto di ausili, sebbene con andatura falcianti a piccoli passi . Non ha problemi di disfagia e di incontinenza, vive in appartamento da sola vicino alla famiglia. .. La paziente è ritornata a lavorare, cambiando mansioni rispetto a quelle precedenti l'evento ictale. Attualmente i fattori di rischio per una recidiva sono: – Obesità (non ancora documentato come fattore di rischio indipendente) – Ipertensione (fattore di rischio modificabile ben documentato) – Fumo di sigaretta (fattore di rischio modificabile ben documentato) Entrambe sono gestite con una dieta equilibrata (non sempre osservata) e terapia farmacologica. Quando alla paziente è stata prospettata la possibilità di una terapia sperimetale come studio per una tesi di laurea, si è mostrata molto fiduciosa del trattamento proposto, dichiarando, al primo incontro, di voler ritornare ad usare il suo braccio destro e di voler quindi aderire allo studio. Le attività-target del trattamento riabilitativo che ci siamo proposti sono quelle che la paziente stessa ha dichiarato voler tornare ad espletare: – mangiare con la mano destra; – utilizzare il mouse e la tastiera con la mano destra; – dipingere con i pennelli. La paziente è stata valuta ai tempi T0 e T1 rispettivamente in data 23 febbraio e 9 marzo 2010; entrambe le valutazioni sono state effettuate in un locale messo a disposizione dal CPRH di Taranto, stesso locale dove sono stati eseguiti tutti gli incontri terapeutici. Le scale di valutazione che sono state adottate sono quelle più utilizzate in campo riabilitativo, con alcune modifiche necessarie per focalizzare al meglio l’attenzione all’arto superiore. Le scale ed i test somministrati sono stati: ● BARTHEL INDEX ● RANKIN SCALE ● ASHWORTH INDEX (modificata solo a.s.) ● FUGL MEYER SCALE (modificata solo a.s.) ● 9 HOLE PEG ● MOTRICITY INDEX modificata ● FRENCHAY ARM TEST ● ABILHAND QUESTIONNAIRE ● VAS DOLORE ● VAS Depressione ● MMSE Le riprese video sono state eseguite con fotocamera digitale. Le scale di valutazione VAS Drepressione e MMSE sono state somministrate dallo specialista psicologo dott. Luca D’Errico. Per stimolare il sistema mirror della paziente è stato utilizzato uno specchio che riflette l'immagine dell'arto sano, nascondendo la visione dell'arto paretico. Ci si è quindi serviti di una cosiddetta “tavola di apprendimento”, formata da due emi-basi in legno (dim. 30x40x2,5 cm) unite da una cerniera, che offre la possibilità di fissare uno specchio (dim. 30x40x0,5 cm, doppio ed opportunamente levigato) abbastanza grande da escludere l'arto paretico dalla vista del paziente. Il “protocollo mirror therapy” ha previsto esercizi sia intransitivi che transitivi (oggetto-correlati), effettuati sulla “Tavola di Apprendimento”; per esercizi transitivi si intende tutti i gesti motori eseguiti mediante l'uso di un oggetto: sono movimenti che relazionano direttamente il paziente con un oggetto di uso quotidiano, come una tazzina di caffè: le caratteristiche di tali oggetti non sono solo proprietà geometriche ma, essendo di uso quotidiano, evocano opportunità pratiche di utilizzo e quindi di creazione di strategie motorie23. Gli esercizi intransitivi sono invece movimenti non correlati all'utilizzo di oggetti. Le sessioni di fisioterapia sono state 12 in totale, 6 sedute per 2 settimane. Gli endpoints primari del trattamento proposto sono stati suddivisi in Generali e Funzionali: Obiettivi Generali: • Miglioramento postura • Stabilizzazione e controllo articolazione scapolo-omerale • Miglioramento della coordinazione neuromuscolare • Aumento della velocità dei movimenti • Abbattimento dismetrie Obiettivi Funzionali: • Miglioramento della prensione (presa larga e fine) di oggetti • Esecuzioni di azioni complesse di tipo transitivo RISULTATI Vengomo messi a confronto i dati delle valutazioni al T0 (23 febbraio) con quelli al T1 (9 marzo). In corrispondenza di ogni scala di valutazione è stato riportato il punteggio ottenuto alla prima valutazione, alla seconda valutazione ed infine il confronto delle due valutazioni secondo la formula: (Punteggio T1 – Punteggio T0) La prova indice-naso ha confermato i dati appena esposti, con un incremento di 4 punti ovvero un punteggio totale di 6 (su 6): assenza tremore non dismetria differenza di velocità di meno di 2 secondi rispetto all'arto controlaterale Di seguito sono illustrati nello specifico i miglioramenti ottenuti, con i relativi commenti: Scala di valutazione T1-T0 test-Target Evidenza Fugl-Meyer 1° Stadio (+6) PROM Miglioramento evidente della rotazione int./est. spalla; della estensione del braccio destro e della prono-supinazione Fugl-Meyer 2°Stadio (+2) Sensibilità Conquista della propriocezione a livello del polso, prima praticamente assente. Probabilmente correlata al miglioramento globale della performance motoria, imprescindibile da corrette informazioni spaziali di origine fusimotoria Fugl-Meyer 3°-4° Stadio (+9) Motilità attiva dell'arto superiore Incremento significativo della motilità, soprattutto in relazione a: - prono/supinazione - estensione polso Fugl-Meyer 5° Stadio (+4) Coordinazione, Velocità e Precisione del movimento attivo Aumento significativo della performance, molto simile all'arto controlaterale sano 9 Hole Peg Test (+12%) Destrezza della mano nella gestione di oggetti Aumento significativo della capacità della pz di manipolare (prendere, destinare, rilasciare) anche piccoli oggetti. (Vedi Tabella 3 ) Motricity Index (+16) Attività motoria globale La paziente ha acquistato un maggior controllo della mano e del gomito, con un trend positivo di miglioramento delle capacità motorie ed un punteggio che passa dai 75/100 di T0 ai 91/100 di T1. Frenchay Arm test (+1) Funzione prossimale, intermedia e distale dell'arto superiore La pz aveva un punteggio alto in T0. Raggiunge il massimo in T1 con la ri-conquista di “riporre in un armadio un appendiabiti”. Abilhand questionairre (+4) Valutazione delle difficoltà del paziente ad eseguire attività quotidiane La pz ha raggiunto la possibilità di poter eseguire azioni che prima non pensava di poter fare. Esempio è l'uso del cacciavite (Figura 3) 9 HOLE PEG TEST tempo T1 tempo T0 1° tentativo 5 pioli/50 sec. 1° tentativo 5 pioli/50 sec. 2° tentativo 9 pioli/50 sec. 2° tentativo 2 pioli/50 sec. 3° tentativo 5 pioli/50 sec. 3° tentativo 4 pioli/50 sec. I risultati ottenuti con la 9 Hole Peg Test ci indicano un miglioramento netto della destrezza. La paziente che al T0 non era in grado di completare la prova (ricordiamo: infilare 9 pioli in 9 fori nel tempo massimo di 50 sec.) con l'arto destro paretico al T1 è riuscita a farlo (una volta su tre tentativi) migliorando nettamente la performance DISCUSSIONE Il confronto dei dati ricavati dalle scale di valutazione applicate, unitamente alle immagini proposte, evidenziano i risultati positivi ottenuti dopo la somministrazione della mirror therapy, secondo il protocollo adottato. Ebbene possiamo affermare che la paziente ha sicuramente beneficiato del trattamento, in termini di controllo ed esecuzione motoria, tanto negli esercizi intransitivi quanto in quelli transitivi nonostante la data dell'evento ictale sia risalente a 5 anni prima l'inizio della proposta riabilitativa. In particolare la paziente ha ottenuto, dopo il trattamento, un importante incremento della motilità fine e della destrezza quantificabile in +12% nel risultato ottenuto al 9 Hole Peg Test e +16 punti alla Motricity Index. CONCLUSIONI I risultati ottenuti ci inducono a ritenere che la “Mirror Therapy” rappresenti una risorsa che può consentire un più rapido ed omogeneo recupero delle abilità residue nel paziente colpito da ictus; uno strumento deputato ad implementare il sistema cognitivo-motorio di controllo e gestione dell'arto superiore e, quindi, delle prassie quotidiane ad esso ascritte. L'esiguità numerica del campione valutato (un solo caso), rappresenta ovviamente una criticità dello studio; ma probabilmente la mirror therapy puó essere realmente considerata uno strumento in più per il fisioterapista che tratta il recupero delle disabilità dopo accidente cerebro-vascolare. REFERENZE Zanchetti, Nappi, G. (2003). Primo rapporto sull'ictus.Milano. Sintesi 4-1 SPREAD (Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion Sintesi 4-4 SPREAD (Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion Feys, H. M., De Weerdt, W. J., Selz, B. E., Cox Steck, G. A., Spichiger, R., Vereeck, L. E.,Putman, K. D., Van Hoydonck, G. A. (1998). Effect of a Therapeutic Intervention for the Hemiplegic Upper Limb in the Acute Phase After Stroke: A Single- Blind,Randomized, Controlled Multicenter Trial. Sintesi 4-11 SPREAD (Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion Altschuler EL, Wisdom SB, Stone L, Foster C, Galasko D, Llewellyn DM, Ramachandran VS. BRe habilitation of hemiparesis after stroke in a mirror. Lancet 1999. Sciusco A, Ditrenta G., Rahinò A,  Damiani S, Megna M., Ranieri M., Megna G. Mirror therapy in the motor recovery of upper extremities. EUR MED PHYS 2008;44(Suppl. 1 to No. 3). Rahinò A, Lavermicocca V, Dellomonaco A.R., Maselli F, Cannone M,  Scaramuzzi M, Giovannico G, Megna M. THE UPPER LIMB RECOVERY: COMPARISON BETWEEN MIRROR THERAPY AND CONVENTIONAL THERAPY. European Journal Physical and Rehabilitation Medicine. Vol. 47 –suppl. 1 to No. 2 june 2011. Giaquinto S. (1991) "La riabilitazione dell'ictus cerebrale" Marrapese Editore Lustrino A. (2000) La riorganizzazione funzionale nel cerebroleso indotta da un training Riabilitativo Sintesi 6-4 a SPREAD (Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion Sintesi 6-3 a SPREAD (Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion Mahoney, Barthel,Functional evaluetion: barhel index, 1965 Rankin J., Cerebral vascular accidents in patients over 60 prognosis, 1957 Bohannon RW, Smith MB.: Interrater reliability of a modified Ashworth scaleof muscle spaticity. Phys Ther. 1987 Fugl-Meyer, Jaaskoo et al., 1975 Yelnik A, Bonan I et Al. Changes in the Execution of a Complex Manual Task After Ipsilateral Ischemic Cerebral Hemispheric Stroke.Arch Phys Med Rehabil 1996 Bohannon RW, Motricity index, 1999 Heller A, Wade DT et Al. Arm function after stroke: measurement and recovery over the first three months. J Neurol Neurosurg Psychiatry 1987 Penta M. Thonnard JL, Tesio L. ABILHAND: A Rasch-Built Measure of Manual Ability. Arch Phys Med Rehabil, 1998 Aitken, 1969 Dixon JS, Ageement betwen horizontal and vertical visual analogue scales, 1986 Folsten et al., 1975 Gibson, 1979

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Il trattamento conservativo della Ipercifosi da Malattia di Scheuermann Dr. Giuseppe TOMBOLINI, Dr. Denis PENNELLA

Per “cifosi ” si intendono le curvature concave anteriormente che, alternate alle curvature convesse anteriormente o lordosi, rappresentano una parte delle fisiologiche curve che il rachide struttura durante la crescita, sul piano sagittale. Durante l’età dello sviluppo l’intervallo di valori, misurato in gradi Cobb, considerato fisiologico, è compreso tra 22,5°±2,5 e 42,5°±2,5; valori più bassi sono associati a “dorso piatto” mentre valori più alti a “ipercifosi”. Entrambe le situazioni richiedono valutazione e trattamento specifici. E’ importante intervenire precocemente in quanto la corretta tempistica di intervento è fattore prognostico positivo; Il rachide è abbastanza elastico fino all’adolescenza, nel passaggio dal Risser 3 a 5, periodo in cui le curve si strutturano con successive scarse potenzialità di rimodellamento. Il dorso piatto ha una incidenza bassa sulla popolazione, spesso è accompagnato da curve scoliotiche oppure è di origine iatrogena (terapia sbagliata, scelta errata del corsetto o confezionamento errato dello stesso). L’ipercifosi ha invece una più alta incidenza. _In base alla localizzazione dell’apice della curva distinguiamo una Ipercifosi Dorsale, con più alta incidenza, ed una Ipercifosi Dorso-Lombare, od anche Ipercifosi Lunga o Ipercifosi Giunzionale. Tra le cause più frequenti individuiamo l'Osteocondrosi di Sheuermann (1-8 % della popolazione). Questa patologia è caratterizzata da una cuneizzazione anteriore dei corpi vertebrali, provocata da una alterazione istologica reversibile delle cartilagini di accrescimento, la quale determina uno svantaggio meccanico delle aree anteriori dei piatti vertebrali stessi con conseguente interdizione della crescita dei somi vertebrali e dolore associato. In merito all’eziologia sembra avere maggior peso la componente genetica rispetto alla componente ambientale, come evidenziato da uno studio retrospettivo di Damborg su 35.000 gemelli danesi. La Malattia di Sheuermann provoca dolore nella sede osteocondrosica ed una accentuazione importante della cifosi; il rachide appare molto rigido e senza possibilità di inversione della curva, spesso è presente il segno della losanga. La radiografia conferma la diagnosi di M. di Sheuermann: Cuneizzazione di tre vertebre adiacenti di almeno 5° ognuna; Restringimento dello spazio discale Irregolarità dei piatti terminali coinvolti Ernie di Shmorl, a volte presenti Aumento dei gradi Cobb della cifosi _ Segni radiografici della M. di Sheuermann Generalmente l’ipercifosi dorsale da M. di Sheuermann è definita lieve se minore di 50° Cobb, moderata se tra 50° e 70° Cobb e grave se maggiore di 75° Cobb. Per convenzione la misurazione dei gradi Cobb della cifosi dorsale viene effettuata tra la limitante somatica superiore di T4 e la limitante somatica inferiore di T12. Meno frequentemente si può riscontrare una Malattia di Sheuermann di Tipo II allorquando la sede osteocondrosica è alla giunzione dorso-lombare oppure squisitamente lombare; può in tali casi non essere molto estesa, coinvolgendo solo una o due vertebre, ma risultare causa di lombalgia in età adolescenziale. Il trattamento terapeutico si avvale di diversi strumenti: esercizi specifici, corsetto rigido, corsetto gessato ed intervento chirurgico; e si rende sempre necessario per problemi legati al dolore (dura circa un anno o due in età adolescenziale ma recidiva in età adulta) e legati all’estetica. Nell’età adulta inoltre si assiste a limitazioni funzionali degli arti superiori. Gli esercizi specifici sono efficaci in caso di ipercifosi lieve. In caso di ipercifosi rigide di grado moderato fino a 60°-65° Cobb si rende necessario l’utilizzo di un corsetto rigido in associazione agli esercizi specifici; in questi casi il corsetto viene indossato circa 21/23 ore al giorno per poi diminuire progressivamente intensificando la fisioterapia. Quando l’ipercifosi si attesta tra i 65° ed i 75° è indicato l’utilizzo di un corsetto gessato che sarà poi sostituito con il corsetto rigido. Per le ipercifosi maggiori di 75° Cobb l’indicazione al trattamento chirurgico non trova ancora forti livelli di evidenza (sebbene l’approccio con viti peduncolari toraciche posteriori stia dando ottimi risultati); sarebbe utile approfondire lo studio della storia naturale e della eziologia della M. di Sheuermann per migliorare l’approccio terapeutico al paziente. Per limitazioni di spazio non è possibile descrivere il trattamento riabilitativo della ipercifosi da M. di Sheuermann come meriterebbe; basti tener conto che ogni esercizio: deve essere specifico per le caratteristiche di tensione e forza muscolare del paziente; deve essere specifico per le caratteristiche di rigidità e ampiezza della curva e degli adattamenti compensativi della stessa alla correzione; deve tener conto del grado Risser di maturazione ossea; deve tener conto del tipo di corsetto utilizzato e delle ore di utilizzo; deve essere compliante per il paziente. I CORSETTI PER L’IPERCIFOSI L’azione del corsetto per le ipercifosi può seguire diversi principi di correzione meccanica, che possono essere approfonditi in altra sede: concetto 3 punti: Lionese e Maguelone; concetto di spinta: Lapadula Modificato; concetto di trazione: Milwaukee. Corsetto Milwaukee _ E’ un corsetto di elongazione che si avvale di una stimolazione propriocettiva. E’ formato da una presa di bacino stabile da cui dipartono due aste metalliche posteriori ed una anteriore; queste ultime si uniscono a livello cervicale con un anello che forma la mentoniera inclinata di 30° anteriormente per permettere i movimenti in sicurezza del capo. La mentoniera deve comunque esercitare una pressione diretta sulla mandibola. Le aste posteriori e la pelotta dorsale possono essere assicurate con fibbie in cuoio per evitare fenomeni di basculamento. Corsetto Antigravitario Maria Adelaide _Corsetto rigido in polietilene con rivestimento interno costruito su misura, con sistema CAD-CAM. Il corsetto è costruito su un modello positivo realizzato dopo progettazione computerizzata personalizzata per ogni paziente. La presa di bacino è simile a quella del corsetto Milwaukee: con appoggio addominale e sui glutei ma senza aste e collare. Si utilizzano aste in acciaio con cremagliera regolabile e pelotta di spinta sternale per la correzione del dorso curvo. Posteriormente la presa di bacino è prolungata in alto, fino sotto l'apice della curva cifotica. Corsetto di Lione _ Corsetto rigido, in materiale trasparente ad alta resistenza e struttura in alluminio e acciaio, costruito su misura, con sistema CAD-CAM e modello positivo. E’ formato da due aste, anteriore e posteriore, che si raccordano inferiormente alla presa di bacino e superiormente ad un anello formato dai due ascellari con il compito di controllare i cingoli scapolari. Una spinta delordosizzante sul sacro in associazione alla spinta sternale anteriore e quella sull’apice della cifosi dorsale garantiscono una importante correzione. Corsetto Maguelone Corsetto bivalve per le ipercifosi pure con apice da D5-6 a D8-9. La correzione è assicurata dai due punti di spinta posteriore, sacrale e dorsale, collegati tra loro da tre barre metalliche che si raccordano anteriormente ad un pancino con funzione di spinta addominale in ipolordosi. Dal pancino dipartono inoltre due aste rigide per le spinte claveari. Corsetto Lapadula modificato (Sibilla) _Corsetto monovalva con apertura anteriore; la presa di bacino molto alta impedisce la perdita dell’azione di correzione quando il paziente è in flessione anteriore. Vi si associano le spinte rigide claveari per il controllo dei cingoli e l’apertura delle spalle. E’ indicato per la correzioni di ipercifosi associate a scoliosi grazie all’utilizzo di drivers in plastazote e barre a T. Ognuno di questi corsetti pone il rachide nella migliore correzione possibile e lo spinge ad accrescersi secondo questa direzione (Stokes et al., 2006). La scelta del corsetto è specifica per il paziente e per il momento storico della patologia; variabili importanti sono l’entità della ipercifosi ed il momento evolutivo della stessa. Occorre ovviamente tener conto di eventuali deformità del rachide anche sul piano frontale con la necessità di optare per un corsetto che abbia capacità correttive anche in tal senso. Il corsetto è uno stimolatore meccanico che deve però entrare in sintonia col sistema di controllo della postura e fornire informazioni ai centri superiori, generando quindi anche una risposta correttiva a livello centrale (Nachemson et al., 1995). Il trattamento riabilitativo del paziente in corsetto deve avere come obiettivo la presa di coscienza del rachide e delle sue curve, delle spinte correttive si modo che il corsetto statico diventi un “corsetto attivo”, implementandone notevolmente le potenzialità terapeutiche. Compito del fisioterapista è anche fare in modo che il paziente accetti appieno la terapia, generando alta compliance, insegnare al paziente ad utilizzare il corsetto durante la giornata, promuovere le giuste attività sportive con e senza il corsetto, essere parte attiva del team osservando e valutando il decorso e l’efficacia della terapia nel tempo. Bibliografia F Zaina, S Atanasio, C Ferraro, C Fusco, A Negrini, M Romano, S Negrini. European Journal of Physical and Rehabilitation Medicine 2009. Review of rehabilitation and orthopedic conservative approach to sagittal plane diseases during growth: hyperkyphosis, junctional kyphosis, and Scheuermann disease. TG Lowe et al (Wheat Ridge, CO, USA). Spine 2007. Evidence Based Medicine: Analysis of Scheuermann Kyphosis. HR weiss et al (Gensingen, Germany). Scoliosis 2009. Brace treatment for patients with Scheuermann's disease - a review of the literature and first experiences with a new brace design. JC de Mauroy et al (Lyon, France). Scoliosis 2010. Conservative treatment of idhiopatic hyperkyphosis and Sheuermann’s kyphosis (Consensus SOSORT: Lyon 2010)

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“Se quel giorno fossi stato di cattivo umore, avrei buttato via quella coltura”…così commentava Alexander Fleming negli anni ’60 quel giorno di trent’anni prima quando, di ritorno dalle vacanze estive metteva ordine nel suo laboratorio londinese e notava una capsula di Petri contenente colture di Stafilococchi inquinate dalla muffa, ordinaria routine in ogni laboratorio . Esclamando “that’s funny” si soffermò a pensare: intorno alla muffa si sviluppavano aloni chiari, ovvero non c’erano batteri…quella muffa (penicillium notatum) produceva degli acidi che uccidevano gli stafilococchi confinanti!! Ecco una delle più grandi scoperte della medicina del XX secolo.

Che fortuna…

Bè anche il darwinista Ivan Pavlov, oltre ad essere uno dei pochi scienziati pre-rivoluzionari apprezzati dai Soviet, cosa che gli valse la possibilità di fare ricerca, conduceva studi sulla salivazione dei cani e “scoprì” i riflessi condizionati.

Ancora che fortuna…

Qualche tempo prima invece Cristoforo Colombo viaggiando verso le Indie e prendendo il mare, per così dire, “contro mano”,  scoprì l’America!

Che fortuna…

E tornando ad un argomento più vicino a noi fisioterapisti ed al quale io, in prima persona, sono particolarmente legato, cito l’aneddotica e quanto racconta al riguardo della scoperta del 1992 del team di ricerca di G.Rizzolatti a Parma…quei ricercatori, che indagavano la corteccia premotoria, avevano collocato degli elettrodi nella corteccia frontale inferiore di un macaco per studiare i neuroni specializzati nel controllo di movimenti della mano come il raccogliere od il maneggiare oggetti. Mentre uno degli sperimentatori prendeva una banana in un cesto di frutta preparato per degli esperimenti, alcuni neuroni del macaco, che osservava la scena, avevano reagito. In un primo momento i ricercatori pensarono si trattasse di un difetto nelle misure o un guasto nella strumentazione, ma tutto risultò a posto e le reazioni si ripeterono non appena fu ripetuta l'azione di afferrare. Ancora una volta:

Che gran fortuna… furono scoperti i Neuroni Specchio.

Ma quante persone, prima di Isaac Newton hanno visto cadere due corpi…?? E quante di loro hanno goduto della fortuna di intuire quel qualcosa, indagare quella stranezza, accogliere quell’imprevisto e trasformare il tutto in una gran bella scoperta oppure una importante illuminazione, sempre grazie ad una forma di sagacia profondamente radicata nella stessa persona?

Ebbene ho utilizzato, ed a volte lo facciamo con troppa facilità, spesso il termine fortuna per spingere il lettore ad una deresponsabilizzazione giustificatrice di quel senso di colpa che ognuno di noi prova quando ad esserci riuscito è “l’altro”. E quando all'opposto “l’altro” siamo proprio noi, ci capita di avvertire un bisogno di dimostrarci degni di quella stessa fortuna; una fortuna che ci auguriamo perda un qualcosa in favore di un po’ di merito! E la sfortuna, dove la mettiamo? Ovviamente all’estremo, lì dove simmetricamente o asimmetricamente alla fortuna, scarichiamo le nostre colpe, compensiamo le nostre mancanze.

Ma possiamo vivere una vita intera, professionale e non, nell’attesa di eventi più o meno (s)fortunati? Possiamo rimanere affacciati alla finestra programmando il da farsi oppure scendere nel cortile divorando i minuti senza alcun obiettivo?? Nel primo caso non ci saranno chance. Nel secondo caso le occasioni saranno smisurate ma prive di valore.

Ci si scontra spesso con atteggiamenti del genere, prima di tutto in noi stessi, poi nei colleghi, negli amici, nei parenti … ci si può allora accorgere come tale attitudine a imprigionare il mondo, da vivere e da pensare, ai due estremi del fortuito sia, di fatto, così esasperato ed esasperante.

Ma allora perché alcuni uomini, come i protagonisti delle storie raccontate, hanno colto quella fortuna e ne hanno fatto nascere un grande merito? Ebbene la risposta è in un neologismo, ancora poco utilizzato in Italia, ma molto caro agli anglosassoni, la cui definizione continua a conoscere continui cambiamenti; tra queste, quella del Century Dictionary  <<La felice facoltà o fortuna di trovare per sagacia accidentale>> e quella di Julius H. Comroe  “la serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino”. La seconda è sicuramente anche la più felice!

Parlo di SERENDIPITA’… non solo un termine, non solo una definizione complessa; bensì un atteggiamento, che nel corso della vita e con buon allenamento può divenire un modo di essere, di proporsi, di accogliere le informazioni dal mondo e trarne sempre, o cercare di farlo, vantaggi per noi stessi, per la nostra causa, quale essa sia…

Mi vorrei inoltrare sul terreno della sfida, e bado bene a farlo solo in modo provocatorio, di offrire e esortare ad un’andatura serendipitosa incitando ad essere nella vita tanto curiosi quanto non frettolosi; a raggiungere l’equilibrio tra la voglia di scoprire e di ricercare senza dimenticare, fondamentalmente, che la scoperta è anche e soprattutto nell’attesa e nel farsi trovare con la mente lucida: ovvero attendere il momento giusto, comprenderlo, analizzarlo con grande e fortunato ingegno. Ritrovare e potenziare quello stato mentale che rende ragione del buon fiuto e della perspicace prontezza che illumina congiuntamente intuito e ragione: la sagacia. D’altronde Louis Pasteur diceva “il caso favorisce solo la mente preparata”; e questa preparazione dovrebbe essere colta nella suo equilibrio tra conoscenza, ricerca e attesa: il tessuto di una saggezza pronta ad assorbire, trasformare, riproporre, formulare…

Ed allora mi sento di poter affermare che il segreto di una vita all’insegna della Serendipity sia una vita dove ci abbandoniamo alla CURIOSITA’  ed alla voglia di capire, studiare, ricercare…senza cedere all’unico grande nemico: l’aspettativa, specie quella che genera ansia e che smaglia il tessuto tanto delicato della nostra  mente recettiva. Occorre creare un grande ambiente serendipitoso nella nostra vita, che inglobi quanti più microambienti all’interno della famiglia, sul posto di lavoro, tra gli amici, al parco,… così da poter trovarsi pronti a carpire la grandezza nelle piccole cose. In sostanza non cercare determinati particolari oppure dati od ancora elementi ben definiti e/o conosciuti a priori; bensì rapportarsi con il tutto, nel senso più esteso del termine, in maniera differente: predisponendosi ad una visione propositiva, audace e stimolante di ogni accadimento; pronti a modificare il proprio punto di vista ed a farlo senza la paura e l’insicurezza del cambiamento, supportati da una grande riflessività e capacità inquisitiva.

E noi fisioterapisti possiamo essere serendipitosi? Oppure dobbiamo esserlo……

 Denis Pennella

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Lo stato dell’arte raggiunto in campo riabilitativo per il recupero della funzionalità dell'arto superiore dopo ictus subisce, proprio in questi anni, una svolta storica a seguito della scoperta di Rizzolatti e coll. di un sistema neurale cosiddetto “specchio”. Attualmente la letteratura non ha partorito linee guida ben precise sull’impiego di tale nuova scoperta in campo riabilitativo ma i casi clinici che hanno beneficiato, in aggiunta alla terapia convenzionale, anche di un trattamento improntato sulla stimolazione del sistema dei neuroni specchio sono molti. In questo elaborato documentiamo il trattamento con Mirror Therapy somministrato a una paziente affetta da ictus in fase cronica stabilizzata. Spieghiamo i principi base del nostro trattamento e la sua struttura trifasica, approfondendo con illustrazioni e descrizioni accurate gli esercizi proposti, le modalità di esecuzione e i concetti neurofisiologici alla base degli stessi. Il confronto tra valutazione iniziale e finale lo abbiamo affrontato sia tramite le scale più utilizzate in letteratura (Barthel, Fugl Meyer, 9 Hole Peg, ecc.) sia attraverso un confronto tra fotogrammi estrapolati dai video delle sedute, opportunamente commentati. I risultati ottenuti mostrano miglioramenti notevoli nella gestione dell’arto superiore paretico sia nei movimenti grossolani che fini, attribuibili a un training intenso di neuro stimolazione del sistema specchio, pur avendo propinato la terapia a distanza di cinque anni dall’evento patologico.

The state of the art achieved in the field of rehabilitation to recover function after stroke affected upper limb, in these years, a historical turning point following the discovery of Rizzolatti et al. neural system of a so-called "mirror". Currently, the literature has not given birth to very specific guidelines on the use of this new discovery in the field of rehabilitation, but the clinical cases that have benefited, in addition to conventional therapy, including a processing based on the stimulation of the mirror neuron system are many. In this paper we document the treatment with Mirror Therapy administered to a patient with stroke in the chronic phase stabilized. We explain the basic principles of our treatment and the three-phase structure, deepening with illustrations and detailed descriptions of the exercises, the implementing rules and concepts of the neurophysiological basis of the same. The comparison between initial and final evaluation we have addressed both through the scales used in the literature (Barthel, Fugl Meyer, 9 Hole Peg, etc..) Is extrapolated through a comparison of frames from videos of the sessions, appropriately commented. The results obtained show significant improvements in the management of the paretic upper limb movements in both the coarse to fine, attributable to a neurological intensive training stimulation of the mirror, although propionate therapy after five years of the event pathological.

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The patient intervenes with ice therapy ... but forget to put a bit of paper does not burn!

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Physical Therapist o Fisioterapista?!

Il mio “secondo” post (dopo 4 anni dal primo!) per presentarmi...

Sono Denis... e adoro questo lavoro!

Sono un fisioterapista manipolativo ortopedico (cert. intern. Orthopaedic Manipulative Therapist, riconosciuta da WHO - Organizzazione Mondiale della Sanità, WCPT - World Confederation for Physical Therapy  e IFOMPT International Federation of Orthopaedic Manipulative Physical Therapists.

Attualmente lavoro a Bari e Taranto nei miei Studi Privati Manual Therapy Lab, insieme a colleghi estremamente preparati, dai quali imparo ogni giorno.

Insegno nel Master di Iliv. in Terapia manuale applicata alla Fisioterapia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Roma Tor Vergata.

Faccio parte del comitato redazionale della rivista ufficiale Fisioterapisti di Puglia - la Nostra Voce 

e sono socio fondatore dell’Associazione Culturale Manual Therapy Lab, che si occupa di ricerca e solidarietà in campo medico riabilitativo.

Mi potete contattare via mail a denispennella@gmail.com

o telefonicamente al +39 320 04 89 973

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